Le grotte di Lascaux: dove tutto ebbe inizio
Le grotte di Lascaux: dove tutto ebbe inizio

Poco lontano dal villaggio di Montignac, nella Francia sud-occidentale, vi sono le Grotte di Lascaux, un complesso di caverne di grande bellezza e ricchezza storica, tanto da essere stato soprannominato la Cappella Sistina del Paleolitico e da essere stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Lì, si trova uno dei più antichi esempi di arte rupestre finora ritrovato dall’uomo.
Le Grotte di Lascaux furono scoperte il 12 settembre 1940 da quattro ragazzi francesi e furono aperte al pubblico per le visite turistiche dopo la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo, dopo pochi anni, le emissioni di anidride carbonica, dovute alla presenza dei numerosi visitatori, provocarono diversi danni al sito archeologico, che fu chiuso per poter intervenire sulle immagini, così da restaurarle e conservarle. Dopo un ulteriore tentativo di apertura al turismo, le caverne vennero chiuse definitivamente nel 2008.
Inoltre, nel 1983 è stata aperta Lascaux II, una replica di alcune delle caverne che raffigurano le pitture più famose, situata a circa duecento metri dalle grotte originali. Lascaux II, dal 2008, è divenuta la meta principale di visita. Ad alcuni chilometri da Montignac, nel parco di Le Thot, sono esposte altre riproduzioni dei dipinti delle Grotte di Lascaux .
Gran parte delle immagini presenti sulle pareti delle grotte, viene fatta risalire al periodo del Paleolitico superiore, circa 18000 anni fa, e si possono distinguere in tre categorie: animali, figure umane e simboli astratti. In totale sono state individuate circa 6000 immagini tra incisioni e pitture.
Il tema più ricorrente che si identifica è quello dei grandi animali, come cavalli, cervi e bisonti, e delle scene di caccia.
I materiali utilizzati dagli uomini primitivi, per produrre queste immagini, erano quelli che la natura circostante poteva offrire loro: pigmenti minerali composti di ferro, ematite o goethite, che davano i tipici colori ocra, rosso e nero, e rametti e ciuffi di vegetazione utilizzati come utensili.
Gli animali delle Grotte di Lascaux sono raffigurati con vivacità e in diversi atteggiamenti e posizioni. Sono visti principalmente di lato, contornati da linee rapide e marcate. I disegni sono poco elaborati, ma tengono conto degli elementi fondamentali.
Inizialmente si pensava che le figure presenti nelle grotte fossero posizionate casualmente sulle pareti, che non ci fosse nessun tipo di relazione tra loro. In seguito però, grazie agli studi archeologici, tale ipotesi si rivelò errata. Sembra infatti, che le figure di animali si susseguano secondo un ritmo preciso. Prima compaiono i cavalli poi gli uri, una specie bovina ormai estinta, infine i cervi. Gli studiosi hanno messo in relazione questa successione alla comparsa stagionale della livrea negli animali. I cavalli sfoggiano il loro aspetto migliore in primavera, gli uri in estate e i cervi in autunno. Perciò, in base a questa interpretazione, gli artisti paleolitici vollero così rappresentare il succedersi delle stagioni e quindi il trascorrere del tempo.
Ma la vera domanda è: perché tutto questo? Da dove nasce questo primo modo di fare arte? Qual è l’esigenza alla base di tutto ciò? Gli archeologi hanno provato a rispondere anche a questo: si pensa, infatti, che le raffigurazioni all’interno delle Grotte di Lascaux fossero legate a riti propiziatori e culti sciamanici che i primitivi compivano prima della caccia e che le immagini abbiano quindi una natura mistico-religiosa. Quello che è certo, è che possiamo considerare l’arte come un mezzo di comunicazione, in questo caso un precursore del linguaggio verbale, un modo, per l’essere umano, di lasciare una traccia di sé nel mondo, per affermare intenzionalmente la propria esistenza. Da qui nasce la nostra storia, da qui nasciamo noi.
