Will Smith versus Chris Rock: La conseguenza delle parole
Will Smith versus Chris Rock:
La conseguenza delle parole

La vicenda dello schiaffo di Will Smith a Chris Rock alla cerimonia degli Oscar la sera del 27 Marzo 2022 ha stupito e ha fatto discutere il grande pubblico.
Chris Rock, ospite della serata e attore comico di professione, non si risparmia a parole nemmeno nei confronti della moglie di Will, Jada Pinkett, paragonandola ironicamente a Demi Moore nel film Soldato Jane, in riferimento al corto taglio di capelli della donna che però si è rivelato non essere dovuto ad una scelta stilistica, bensì a un caso di alopecia.
Will, arrabbiato e offeso, si alza e si avvicina a Chris sferrandogli una cinquina impetuosa e diretta, seguita da un monito senza mezzi termini.
Questo episodio, nei primi giorni successivi, divide il popolo dell’internet in due principali fazioni: chi difende Will Smith e chi lo condanna. Tutto ciò ha innescato questa riflessione.
Tutti i comportamenti, nel mondo animale, hanno in sé una precisa funzionalità, ossia sono orientati ad ottenere qualcosa. Essi sono il modo in cui gli istinti si attuano concretamente per gestire la relazione degli organismi con il mondo. Gli istinti, a loro volta, sono comportamenti geneticamente fissati che guidano un essere vivente nella propria sopravvivenza.
Anche i comportamenti umani sono legati agli istinti ma in un modo differente. Essi, infatti, disponendo delle cure parentali nella prima parte dell’esistenza, non devono essere autosufficienti da subito e quindi non necessitano di specifici comportamenti programmati. Gli esseri umani apprendono comportamenti adatti alla sopravvivenza all’interno dell’habitat in cui si trovano. Questo significa avere a propria disposizione un’infinita quantità di comportamenti possibili, il cui limite è dettato solo dalla propria creatività.
Sicuramente l’attore ha reagito d’impulso in maniera esagerata e poco giustificabile, ma è altrettanto vero che la sua reazione è conseguenza diretta di una provocazione veicolata da una battuta di Chris Rock, indelicata e infelice. Il comico, nell’esercizio della sua arte ha, per convenzione, la licenza di ironizzare anche su argomenti controversi. Allo stesso tempo, però, deve considerare che il pubblico è eterogeneo e imprevedibile, soprattutto se libero di interagire e di esprimersi in merito.
I comportamenti degli individui, in genere, sono adeguati ad un sistema sociale e culturale: ogni cultura per sopravvivere pone limiti e regole che obbligano alla tradizione, anche se talvolta per l’individuo questa risulta disfunzionale. L’insieme di queste regole è la morale, quello che oggi definiamo il “politicamente corretto”, cioè una serie di norme la cui efficacia è dimostrata dalla loro prolungata messa in pratica e che permette un andamento scorrevole della vita comunitaria.
Sarebbe potuto esserci chiunque altro al posto di Will Smith nel mirino del sarcasmo e la vicenda avrebbe potuto avere infiniti diversi risvolti, magari gestita con più classe e arguzia, ma tutto ciò deve far ragionare su un problema di fondo: spesso, probabilmente viene travisata l’idea della libertà di azione e pensiero, non prestando sufficiente attenzione alle conseguenze che le azioni possono comportare. Invece tutto ha un peso, tutto ha un prezzo. Il peso della parola e dei toni di voce è grande quanto quello di uno schiaffo in viso ed è importante vederlo e riconoscerlo, che siamo comici, attori, politici, religiosi, manager, o qualunque altro ruolo.
Nonostante il diritto di parola e di satira sia fondamentale e sacro, specialmente in ambito artistico, è quanto mai necessario fare distinzione tra sarcasmo reale e offesa mirata, anche se non direttamente pensata o voluta, ma comunque percepita dall’interlocutore e di conseguenza elaborata.
Le parole che usiamo e come le esprimiamo determinano chi siamo e tutto ciò che vogliamo comunicare. Vige anche il non detto, ma all’infuori della relazione interpersonale tutto è fraintendibile e manipolabile, soprattutto a causa del passaparola, che include la percezione spesso distorta del soggetto direttamente interessato, per cui diventa determinante capire quali parole pronunciare per dare un messaggio chiaro e duraturo e soprattutto come usare la voce, per essere efficaci, incisivi e sicuri di sé nei propri intenti.
A tal proposito importante e sostanziale è la differenza tra esprimere e agire. Accettare di esprimersi senza agire nel dialogo con l’altro significa creare una situazione di libertà per tutti, perché mentre nelle realtà in cui è permesso agire sono sempre gli individui più forti a prevaricare quelli più deboli, quando ci si muove sul piano dell’espressione tutti possono partecipare alla vita collettiva. L’espressione è quindi fondamentale nella gestione delle emozioni nell’ambito di un’interazione.
Will Smith, ad esempio, ha agito d’impulso e in modo aggressivo, sia fisicamente che verbalmente, non lasciando al suo interlocutore margine di risposta e creando un clima di sorpresa e disagio in tutti coloro che hanno assistito all’episodio. Quanto sarebbe cambiato lo scenario se l’attore, invece che agire colpendo il presentatore, avesse espresso ciò che aveva dentro di sé dal suo posto con una frase tipo “Sai Chris, dopo quello che hai appena detto avrei una gran voglia di schiaffeggiarti!”. Avrebbe aperto la strada ad infinite risposte possibili, innumerevoli nuovi e imprevedibili orizzonti.
Dietro ogni azione c’è un sentire e un pensare che possono dare forma in modo creativo ad un agire. Proprio per questo l’ambito del comportamento potrebbe essere definito come un campo dell’arte: un numero limitato di comportamenti può far nascere infinite storie e l’infinita varietà delle storie permette un’arte del comportamento. Il teatro, per esempio, elabora continuamente modi di vivere le storie in maniera diversa.
Siamo persone, esseri umani, e ogni nostra parola o azione che faccia trasparire le nostre emozioni e pensieri può determinare la storia della nostra società e la nostra vita.
La responsabilità, ossia, etimologicamente l’ “abilità di rispondere”, quindi essere pronti a pagare il prezzo delle proprie azioni, non è altro che la capacità di scegliere consapevolmente, chiave importantissima dello stare insieme. Assumendosi la responsabilità del proprio comportamento, infatti, le dinamiche di gruppo non sono più dettate solamente da spinte biologiche ma anche e soprattutto da scelte personali. “Responsabilità”, allora, diventa sinonimo di “Potere”, poiché in questo modo l’individuo si rende conto di ciò che fa e di cosa può essere in grado di fare, aprendo davanti a sé un ventaglio di infinite possibilità di azione.
A tal proposito la vicenda si conclude con una forte assunzione di responsabilità di Will Smith, che sceglie di scusarsi pubblicamente sia con l’Academy sia con Chris. Quest’ultimo dichiara di non aver intenzione di sporgere denuncia.
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Fonti:
- Giovanni Paolo Quattrini, Per una Psicoterapia fenomenologico-esistenziale, Giunti, 2011
- Paolo Quattrini, Fenomenologia dell’esperienza, Zephyro Edizioni, 2007
